In copertina: Sassotetto 1961

 

Lo sci Alpino, per come lo intendiamo oggi, vide la luce a metà del 1800 quando vennero inventate le prime tecniche di discesa, tra cui quella del Telemark, per merito del norvegese Sondre Nordheim, e quando l’austriaco Mathias Zdarsky accorciò gli sci a 1 metro e 80 (prima erano lunghi più di 3 metri) e brevettò 25 tipi di attacchi contribuendo in modo decisivo al passaggio dall’era del telemark a quella dello sci alpinoIn quel periodo si sciava prevalentemente in dolci pendii, i campi sciatori, e si risaliva faticosamente con gli sci ai piedi o in spalla.

 

Agli inizi del ‘900 sorsero i primi impianti di risalita adibiti al trasporto di persone. Erano costituiti da funivie dette ”bifuni” con vetture in movimento a va e vieni. Non erano concepiti per lo sci ma per un turismo climatico in montagna che si andava rapidamente affermando diventando sempre meno elitario

Il primo impianto al mondo ufficialmente realizzato per il trasporto pubblico di persone fu la funivia del Colle, aperta nel 1908 a Bolzano dall’albergatore bolzanino Staffler, sulla linea che risale le pendici del Monte Pozza fino alla località Colle di Villa. Le due cabine, a 6 posti, erano aperte ed avevano un pavimento a gradoni come le funicolari; le funi erano sostenute da piloni in legno. Nel 1913 fu sostituita da un nuovo impianto costruito dalla ditta Adolf Bleichert & Co. di Lipsia in Germania.

La prima funivia di tipo moderno, con sostegni in acciaio, fu costruita a Merano nel 1912 per collegare Lana a San Vigilio. La costruzione fu eseguita dalla Cerretti e Tanfani su progettazione iniziale dell’Ing. Emil Strub.

Nel 1925 venne poi la volta della prima funivia di Cortina, la Cortina-Belvedere, costruita dal barone Carlo Franchetti di Venezia.

 

La nascita dei veri e propri impianti di risalita per sciatori è avvenuta negli anni Trenta, forse prima negli USA e poi in Europa, a servizio di stazioni per sport invernali che si andavano allora creando e sviluppando.

Attorno al 1930 vedono la luce le prime slittovie (una grande slitta su cui gli sciatori stavano in piedi trascinata a monte da una fune). In Italia slittovie furono installate tra l’altro a Limone Piemonte, a Bardonecchia, a Salice d’Ulzio, a Corvara, a Cortina d’Ampezzo, all’Abetone, a Roccaraso.

 

Le slittovie ebbero però vita breve e furono presto sostituite da sciovie e seggiovie.

Il sistema di sciovia ad ancora fu progettato dall’ingegnere zurighese Ernst Gustav Constam, che brevettò la sua invenzione nel 1930. Quattro anni dopo, il 24 dicembre 1934, il primo impianto di risalita di questo tipo entrò in funzione a Davos.

Subito dopo compaiono le prime seggiovie ad ammorsamento fisso che daranno un forte impulso al turismo invernale.

La prima seggiovia fu costruita a Sun Valley nel 1936: lungo 720 m. e con un dislivello da superare di 216 m. esso è ancora in funzione. In Europa il primo impianto di seggiovia fu costruito in Cecoslovacchia nel 1939 sul Pustewny, vicino a Radhoszc, ma la diffusione di questi impianti si ebbe solo dopo la fine della seconda guerra mondiale.

In Svizzera, nel 1943, Constam depositò un altro brevetto per trasformare le sue sciovie in seggiovie, sostituendo agli attacchi per sciatori seggiole portate da un’asta di sospensione, e consentendo così un servizio promiscuo: d’inverno come sciovie, d’estate come seggiovie.

In Italia la prima seggiovia venne costruita sulla Marmolada nel 1946 ad opera di Giovanni Graffer e collegava il lago di Fedaia al Pian de Fiacconi. Nello stesso anno la ditta Carlevaro e Savio costruì la prima seggiovia a Bardonecchia per il Monte Colomion, in sostituzione della vecchia slittovia.

 

E veniamo alle nostre montagne!

Nel maceratese i primi campi sciatori furono quelli di Sassotetto, a monte di Sarnano, e i pendii sopra Bolognola, probabilmente per la vicinanza a Macerata e Camerino. A Sassotetto la strada carrozzabile arrivava all’altezza della località Fonte Lardina, dove esisteva già un piccolo rifugio, ampliato negli anni ’30 e intitolato alla memoria del giornalista di Urbisaglia Nicola Bonservizi, ucciso a Parigi nel 1924.

 

A metà degli anni ’50 furono costruiti il primo skilift e l’Hotel della Montagna. Nel 1962 venne realizzata, dalla ditta Graffer, la cestovia Fonte Lardina-Sassotetto e nel 1963, dalla Carlevaro, la funivia Piobbico-Fonte Lardina, che andò in disuso qualche anno dopo, soppiantata dalla strada che nel frattempo fu ampliata ed asfaltata.

 

A Bolognola si sciava poco sopra il paese e solo i più ardimentosi si avventuravano sulle pendici del Castelmanardo. La tragedia delle valanghe del 1930 e del 1934 allontanò il turismo per qualche anno. Riprese vigore a metà degli anni ’50 anche grazie alle migliorie stradali.

 

In località Pintura strutture ricettive affiancarono la vecchia capanna adibita a rifugio e si costruirono nel 1960 i primi skilift.

 

A Ussita lo sci arrivò più tardi, forse per i maggiori dislivelli e altitudine che rendevano difficoltosa la pratica dello sci. Il Monte Bove era però frequentato, fin dalla metà degli anni ’20, dai primi alpinisti, tra tutti Angelo Maurizi, uno dei pionieri dei Sibillini.

 

La svolta per lo sci fu la costruzione nel 1959 a Frontignano della Domus Laetitiae, una delle sei strutture di ricettività per attività pastorali della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, e della seggiovia “delle Malghe”, uno dei primi impianti del genere in Italia.

 

Frontignano iniziò così un rapido sviluppo, accresciuto dalla costruzione, nel 1967, della seggiovia “delle Saliere” e nel 1974 dall’ardita e discutibile funivia “Vallone di Selvapiana”, un impianto Leitner gemello della funivia del Monte Cavallo di Vipiteno.

La funivia fu usata per alcuni anni solamente d’estate, poi nel 1994 si decise di abbandonarla per gli alti costi di gestione. D’inverno, invece, non fu mai utilizzata per la calaverna che si formava sulle funi.

 

In ultimo venne la volta di Monte Prata, nel comune di Castelsantangelo sul Nera, dove nel 1971 si realizzò la prima sciovia e si costruì la strada, al posto dell’antico sentiero per la Fonte della Jumenta, e il piazzale adiacente gli impianti, diventando così la quarta stazione sciistica della provincia di Macerata.

 

La storia centenaria dello sci alpino ha avuto un’evoluzione esaltante, in un memorabile e irripetibile periodo storico. Nelle nostre montagne lo sci alpino sta vivendo momenti difficili per la cronica scarsità delle precipitazioni nevose, per gli alti costi necessari al periodico rinnovamento degli impianti, ma soprattutto per le pesanti conseguenze del recente terremoto. Vedremo cosa ci riserverà il futuro ma l’auspicio è che tutto ciò che negli anni si è realizzato non vada perso ma trovi la giusta continuità e non sia confinato nell’album dei ricordi.